1944: Inizia una storia
Dal 1997 il sistema politico della città di Grosseto vive una stagione di alternanza tra gli schieramenti (1) che di volta in volta assumono la responsabilità di governo della città ma fino ad allora il Comune era stato governato dalle storiche forze della sinistra o da quelle che nel tempo ne sono diventate le eredi. Tale caratteristica ha segnato fino al 2016 (2) anche la storia politica dell’Amministrazione provinciale.
Il Pci è stato fin dalle prime elezioni post-Liberazione il partito che ha sempre espresso il Sindaco e ha avuto la maggioranza relativa nel capoluogo, in tanti Comuni e nell’amministrazione provinciale. In fondo la storia politica della provincia di Grosseto porta fin dall’Ottocento i segni di una presenza significativa di associazioni solidaristiche, sindacali e politiche che si ispiravano alle idee garibaldine, socialiste, repubblicane e quindi in qualche modo sovversive. Se come è ovvio durante il regime fascista venne meno la presenza di varie forze politiche e di un sistema associativo democratico, quello che restava del Pci, dopo le forti repressioni, si riorganizzò nella clandestinità. «Il fatto che molti comunisti fossero arrestati e continuamente perseguitati nelle forme più diverse», ricorda Aristeo Banchi in “Si va pel mondo”,

«attirò l’attenzione e la simpatia di molti, per lo più giovani, di tendenze politiche diverse e appartenenti alla media borghesia cittadina: studenti, impiegati, artigiani e commercianti. Il comportamento di questi uomini, tenaci, entusiasti della loro attività antifascista, onesti nel lavoro e nella vita, li fece riflettere e cominciarono ad interessarsi della loro attività e vollero conoscere questo Partito Comunista, che era riuscito, a differenza degli altri partiti che erano spariti, a dare speranza per periodi migliori».

Ma il vero e proprio “consenso di massa” il PCI lo guadagnò nei pochi mesi tra l’8 settembre del 1943 al 15 giugno 1944, giorno della Liberazione di Grosseto: il forte contributo alla Resistenza diede alle forze della sinistra un’autorevolezza capace di far nascere una solida classe dirigente e di costruire una consistente base elettorale, premesse per un più ampio radicamento nel territorio. L’altro salto di qualità nell’allargamento del consenso fu rappresentato, già nei primi mesi del dopoguerra, dal sostegno alle lotte operaie e contadine, complice qui un fortissimo e agguerrito movimento sindacale. L’economia della Maremma era infatti allora fondata sull’agricoltura, organizzata nel grande latifondo, e sull’estrazione dei minerali; mezzadri, salariati e contadini chiedevano la terra, i minatori salari più onesti, migliori condizioni di lavoro, più diritti. Dando rappresentanza politica alle richieste sociali e difesa democratica alle battaglie operaie, il Pci riuscì a porsi, fin dalle prime elezioni democratiche del 1946 per i consigli comunali e quelle del 1951 per l’amministrazione provinciale, come la forza politica di governo essenziale per molte amministrazioni locali.

1944-1956: la democrazia conquistata. Scheda 1

Il 15 giugno 1944 Grosseto fu il primo capoluogo della Toscana ad essere liberato. Negli ultimi combattimenti persero la vita i partigiani Elvio Palazzoli, Giuseppe Cennini, Renato Ginanneschi, Paolo Santucci, Luigi Falciani e Agostino Sergenti; i fascisti e i tedeschi si ritirano verso nord e gli Alleati quando entrano in città trovarono ricostituite, grazie alle scelte del Cpln, le prime prerogative democratiche. Il Cpln, infatti, aveva già assunto le funzioni di governo del territorio e a Grosseto aveva nominato Lio Lenzi sindaco di una giunta composta da Mariano Cecconi, Delfo Fabbrini, Ettore Rovasio per il Psli, Luigi Bani, Nestore Nesti per il Pci, Silvio Barbetta per la Dc, Angiolino Nenci per il Pri, Carlo Maccherini per il Pli, Pier Maria Bernardini per il Pda.

A differenza di quanto era e sarebbe successo in altre zone del paese, dove l’amministrazione della cosa pubblica fu e sarebbe stata presa in mano dai comandi militari, a Grosseto fu presentato agli Alleati un contesto già definito con l’insediamento in Comune di un organismo amministrativo rappresentativo di tutte le forze politiche antifasciste che nel frattempo si erano riorganizzate; in accordo con il prefetto, gli Alleati e il Cpnl  questo organismo unitario nel novembre del 1944 nominò una giunta più ristretta, di cui facevano parte oltre al sindaco Lenzi gli assessori Mariano Cecconi per il Psli, Palmiero Marini per il Pri, Luigi Bani per il Pci, Silvio Barbetta per la Dc, Pier Maria Bernardini per il Pda e Alberto Bambagini per il Pli, e che rimase in carica fino alle prime elezioni democratiche del 1946.

La giunta nominata e insediata, coadiuvata dal CPLN, affrontò immediatamente le conseguenze della guerra, dalle devastazioni create dai bombardamenti, all’alimentazione dei cittadini.  Da una parte furono individuate le risorse finanziarie, ponendo particolare attenzione a chi e cosa tassare, per affrontare il problema degli alloggi e della ricostruzione di una città devastata (94 case distrutte, 130 gravemente danneggiate) e predispose i primi interventi sulle infrastrutture civili; dall’altra, si cercò di contrastare il dilagante fenomeno della borsa nera con la costituzione di uno “spaccio del popolo” direttamente controllato dalla Giunta. Liberata da pochi mesi e ancora sofferente per le ferite inferte dalla guerra, la città dovette affrontare una nuova emergenza: lo straripamento del fiume Ombrone il 2 novembre 1944. Immediatamente dopo la giunta comunale e  il Cnl riuniti per affrontare i diversi problemi che l’alluvione ha creato e soprattutto per trovare aiuti per i “sinistrati”, nominò una commissione apposita, composta dai rappresentanti dei sei partiti e dal tenente del comando americano Rush, che inviò ai maggiori proprietari della zona e alle famiglie più facoltose la richiesta di donazioni in denaro a favore dei sinistrati. Furono inoltre organizzate squadre per sorvegliare la distribuzione dei beni necessari ad alleviare le nuove sofferenze. 

La nuova stagione della democrazia

Nel 1946 si votò in  tutta Italia per i Comuni, anche se in periodi diversi, con una legge proporzionale per i Comuni superiori a 30.000 abitanti e con il sistema maggioritario negli altri. Per la prima volta nella storia, affermando il principio del suffragio universale che sarà poi codificato nella Costituzione italiana, votarono anche le donne, così come avvenne per le elezioni del 2 giugno dello stesso anno con il quale si decise tra monarchia e repubblica e si votò per l’Assemblea Costituente. Le amministrazioni provinciali saranno invece chiamate al voto per la prima volta solo nel 1951, dopo che per sei anni erano state amministrate da deputazioni  provvisorie nominate dal prefetto.  

 

Le prime elezioni democratiche

Il 10 marzo del 1946 i cittadini grossetani furono chiamati alle urne per eleggere i 40 membri del consiglio comunale. Alla competizione elettorale si presentarono sei partiti: Pci, Psiup (da cui nel  gennaio 1947 nacquero Psi e Psli, quest’ultimo poi Psdi: la prima scissione tesa ad isolare le forze della sinistra e così rafforzare il ruolo della DC), Pri, Dc, Pli, Pd’az. Questa prima tornata elettorale si tenne nel pieno dello svolgimento dei grandi fatti nazionali sulla natura che avrebbe dovuto assumere il futuro Stato italiano e le forme democratiche per la sua realizzazione. Il 2 giugno dello stesso anno, infatti, gli italiani furono chiamati a decidere tra repubblica e monarchia e ad eleggere contestualmente l’Assemblea Costituente che nello spazio di pochi mesi avrebbe dovuto redigere la Costituzione italiana.

È evidente che un contesto nazionale di così rilevante portata per il futuro dell’Italia avrebbe potuto incidere sugli orientamenti degli elettori grossetani e se, alla luce dei risultati, ciò non avvenne in modo significativo fu perché nel territorio maremmano le comunità si esprimevano ancora più per le esperienze vissute direttamente in quegli anni drammatici che per appartenenza politica. Ancora non si era dispiegata tutta la carica ideologica propria di quell’iniziativa che da lì a poco avrebbe diviso il mondo in due blocchi contrapposti, collocando il nostro paese in quello occidentale sotto l’influenza degli USA. L’attenzione prevalente degli elettori grossetani è ancora rivolta alla dimensione locale, alla vita della città, ai bisogni della popolazione e alla funzione specifica che i singoli attori politici avevano svolto in quegli anni, tanto che i risultati delle successive elezioni politiche dell’aprile 1948 segnarono rispetto a quelle comunali del 1946 una sensibile differenza.

Il risultato elettorale del 1946 fu chiaro ed inequivocabile: il Pci ed il Psiup avevano insieme – come in quasi tutti i capoluoghi e centri urbani importanti della Toscana -, la maggioranza assoluta dei voti e dei seggi del nuovo consiglio comunale. Fu sicuramente premiato sia lo sforzo e le scelte che il sindaco Lenzi e la giunta nominata dal Cpln avevano profuso nei due anni precedenti, sia la capacità organizzativa delle forze antifasciste che più si erano impegnate nella Resistenza. Il Pci raccolse il 44,5% dei voti con 19 seggi; il Psiup il 16,4%, 6 seggi; il Pri il 23,5%, 8 seggi; la Dc l’8,1%, 5 seggi; il Pli il 6,4%, 2 seggi; infine il Pd’az l’1,1%, nessun seggio. Il consiglio comunale eletto dai cittadini confermò Lio Lenzi alla carica di Sindaco con una giunta formata solo da Pci, Psi, Pri.

Questo risultato ha un valore anche di prospettiva: il dato non solo rappresenta la base di partenza che segnerà le successive tornate elettorali, che hanno consentito alle forze della sinistra grossetana di governare ininterrottamente per 50 anni, ma dimostra anche come sia stata radicata la presenza repubblicana e laica e quanto all’opposto fosse debole la Dc di allora e quella successiva per potersi porre come un’alternativa credibile.

Il programma elettorale della sinistra si concentrava ancora sull’opera di ricostruzione della città e del territorio, dando continuità al lavoro fin lì svolto ma cercando al contempo di andare oltre la mera emergenza post-bellica, con l’indicazione di obiettivi utili e coerenti per delineare un possibile sviluppo futuro di Grosseto: miglioramento delle condizioni di vita, delle opportunità e delle condizioni di lavoro della popolazione. Nel documento programmatico si legge che “la lotta contro il fascismo costituisce la premessa necessaria dell’opera di ricostruzione materiale e di rinnovamento democratico…ogni sforzo sarebbe condannato al fallimento se non s’inquadrasse nella lotta a fondo per la eliminazione di tutti i residui del fascismo “e più avanti“ non può arretrare entro i limiti stabiliti dalle vigenti leggi e regolamenti…è necessario che l’azione del comune si estenda per quanto possibile in profondità per poter intervenire attivamente nella vita economica delle popolazioni, soddisfarne i bisogni e rivendicando a tale scopo una riforma dell’attuale ordinamento comunale”.

 

Nello specifico il programma si articolava in vari capitoli tra cui e proposte  per le frazioni.

Programma  “grandi lavori”: 

  1. ricostruzione dei fabbricati comunali danneggiati o distrutti per creare nuovi alloggi, con il contributo dell’Istituto case popolari e quello che si occupa degli alloggi degli impiegati dello Stato e attraverso agevolazioni tributarie. Ci si propose di rendere esecutivo il piano regolatore per mettere a disposizione nuove aree fabbricabili
  2. concessione di speciali agevolazioni allo scopo di favorire la creazione di una zona industriale
  3. realizzazione di opere pubbliche quali strade, fogne, acqua, illuminazione per consentire lo sviluppo urbano della città e delle frazioni in armonia con le previsioni del piano regolatore. Grosseto già vantava un’importante tradizione di pianificazione urbanistica, rappresentando nel panorama italiano una rara eccezione. Nel 1937 l’ing. Sabatini redasse un nuovo piano regolatore e sarà lo stesso ingegnere, dopo la parentesi del piano di ricostruzione approvato nel 1948, ad elaborare, attuando la nuova normativa in materia urbanistica prevista dalla legge del 1942 n. 1150, un nuovo strumento urbanistico, approvato definitivamente nel 1959.

 Igiene, sanità pubblica:

  1. costruzione del nuovo serbatoio di acqua potabile a Grancia chiedendo anche al consorzio del Fiora il completamento delle opere di adduzione
  2. costruzione di latrine pubbliche e di bagni pubblici decorosi al fine di assicurare le necessarie condizioni igieniche a tutti i lavoratori
  3. costituzione di un nuovo mercato più rispondente alle esigenze della città
  4. ampliamento del mattatoio per garantire la piena igiene e dotarlo di stalle sotto il controllo del veterinario comunale
  5. dotare il comune di un autocarro per il trasporto delle carni, di un autopompa per innaffiare le strade, automezzi per la raccolta dell’immondizia ed uno per il trasporto delle salme al cimitero.

Aspetti sanitari:

  1. costruzione di un nuovo ospedale e nuova organizzazione del depositi dei medicinali
  2. miglioramento dell’assistenza sanitaria ai non abbienti; il Comune si impegna a rivedere le condotte mediche e a garantire cure gratuite a tutti coloro che non risultino iscritti alle mutue dei lavoratori e a quanti posseggono redditi ad un limite da stabilire. Ci si impegna a promuovere la costituzione di una cassa comunale alla quale potranno accedere artigiani, e commercianti e comunque coloro che sono estranei dalla copertura mutualistica

 

Assistenza e beneficenza:

Potenziamento dei servizi del ricovero di mendicità del dormitorio pubblico, distribuendo almeno un pasto al giorno e garantendo ai bambini la refezione scolastica

La scuola:

Aumento della quantità degli edifici scolastici e miglioramento della loro dislocazione anche nelle zone rurali. Il Comune di impegna ad agevolare la continuità dei corsi di studio istituendo anche un Collegio comunale e borse di studio. Sosterrà inoltre la necessità di una riforma generale dell’istruzione per rendere obbligatoria la formazione fino alla terza media

Banda e teatro comunale:

Lamministrazione comunale si impegna ad organizzare una banda municipale e ad aprire una scuola comunale di musica e al contempo pensare di organizzare un apposito ente composto da più soggetti che si occupi di organizzare spettacoli teatrali

Alimentazione:

Bisogna stimolare e accrescere le cooperative di consumo, produzione e lavoro come soggetti che possono garantire i cittadini dallo sfruttamento. Ci si impegna ad istituire magazzini annonari di distribuzione all’ingrosso e al minuto dei prodotto alimentari per assicurare il soddisfacimento dei consumatori e calmierare i prezzi. Sarà chiesto ai produttori di latte di costruire una centrale per garantirne un’equa distribuzione;  sarà messa in opera una attenta vigilanza dei forni, dei mulini, dei pastifici e dei ristoranti per evitare che i generi soggetti a razionamento vengano sottratti al normale consumo per entrare nel mercato nero

Le frazioni e le campagne:

la ricostruzione, gli alloggi, le scuole, i medici, l’illuminazione etc non sono solo richieste per il capoluogo ma riguardano l’intero territorio comunale ma le frazioni hanno le proprie specificità che vogliamo affrontare. Si va dalla ricostruzione del molo sul fossino a Marina, al ponte sul fiume Ombrone per Istia, alle terme di Roselle e al rifacimento dell’illuminazione, lastricati, alloggi per tutte le frazioni.

Problemi finanziari:

Lo stato dovrà risanare il bilancio del comune che rappresenta la prima condizione per poter effettuare gli interventi necessari alla ricostruzione. Il comune si atterrà per quanto riguarda il prelievo tributario al principio di equità tra redditi diversi chiedendo che sia applicato il criterio progressivo anziché proporzionale come avviene oggi, mentre l’imposta sui consumi (dazio)  dovrà essere alleggerita in quanto va a colpire la vita dei lavoratori specie per i beni di prima necessità.

 

Conclusioni.

Dal programma amministrativo che il sindaco Lio Lenzi dovrà attuare nella legislazione comunale 1946-1951 si evince con chiarezza quanto la città di Grosseto e il suo territorio presentassero sofferenze derivanti dalla guerra ma anche quelle indotte da antiche difficoltà economiche. La guerra ha determinato distruzione di alloggi e di infrastrutture civili, ha generato mancanza di lavoro, miseria, difficoltà del vivere civile e problemi dell’approvvigionamento alimentare.

I Comuni operavano ancora con la vecchia legislazione fascista, non avevano alcun potere autonomo in quanto sottoposti al controllo prefettizio, che peraltro cesserà solo nel 1970 con l’istituzione delle Regioni, ma sono chiamati in un’Italia ancora priva delle nuove istituzioni democratiche a dover comunque rispondere ai molti e differenti bisogni dei cittadini. Nel progetto di governo della città si avverte con chiarezza questa consapevolezza e responsabilità pubblica da parte delle forze di sinistra che sono chiamate ad amministrare. Il tratto prevalente dell’impegno è la risoluzione dei problemi più immediati: alloggi, infrastrutture civili, sanità e igiene urbana, individuazione di strumenti che facilitino l’alimentazione e contrastare la borsa nera. Ma la visione strategica di lungo periodo non viene tralasciata: ci si preoccupa di far crescere l’edilizia a Grosseto sia per le abitazioni che per gli insediamenti industriali in armonia con le previsioni del piano regolatore, seguendo una visione non espansionistica ma fondata sulla continuità urbana; si avvertono alcune necessità di fondo come la costruzione di un nuovo ospedale, che vedrà la luce solo all’inizio degli anni Settanta; vengono istituiti nuovi strumenti di distribuzione dei beni alimentari come “lo spaccio del popolo”, che avrà come erede nei decenni successivi l’Ente comunale di consumo, che sarà alienato solo nel 1996; si indicano i primi cenni di politica culturale come la creazione di una banda comunale e di una scuola di musica. Singolare è poi l’idea di costituire un ente teatro, che nel tempo non troverà più sostenitori se non in un convegno organizzato dal Pci nel 1985 e che comunque non avrà nessuna ricaduta concreta. Significativa appare poi l’ispirazione di fondo che propone una riflessione generale tendente da una parte a rimuovere ogni residuo culturale e istituzionale del fascismo, dall’altra a rivendicare per le amministrazioni locali nuovi modelli di autonomia per poter meglio rispondere alle domande della comunità. Alta è poi la tensione etica nell’introdurre elementi di giustizia sociale con il prelievo tributario e nell’individuazione di strumenti che promuovessero le pari opportunità, soprattutto nell’accesso alla scolarizzazione di base.

Infine, nel valutare la legislazione comunale 1946-1951 non può essere omessa la vicenda giudiziaria che coinvolse il sindaco Lenzi. Il prefetto di Grosseto il 20 aprile 1949 sospese l’amministrazione comunale dopo il rinvenimento di armi nella sede del palazzo comunale. Nel cassetto dell’economo furono trovate due pistole con relativi caricatori, altre armi furono rintracciate nelle vicinanze del municipio. Il fatto suscitò interesse anche in ambito nazionale e fu discusso in sede parlamentare. Il ministro Scelba condivise la scelta del prefetto, che poche settimane dopo reintegrò nelle sue funzioni il consiglio ma sospese  dall’incarico il sindaco Lenzi, surrogato dall’assessore anziano Nestore Nesti. Successivamente, Lenzi, completamente scagionato dalle accuse, tornò a presiedere il consiglio comunale.

La legislatura fu contrassegnata anche da altre difficoltà tra le quali si segnalano le tante dimissioni da parte di consiglieri comunali – a dimostrazione di quanta fatica fosse necessaria per affermare la piena democrazia – e il nuovo clima politico nazionale che dopo le elezioni del 1948 vide l’estromissione definitiva dal governo delle forze della sinistra e l’inizio dell’egemonia democristiana.